
ll primo passo – Il passaggio
Da un prima ad un dopo. Puoi restare sul limitare, un passo indietro o uno in avanti. Il prima è conosciuto, di conforto seppur contenitore di elementi distruttivi. Il dopo è sconosciuto, quasi annichilente nel celare il suo mistero.

Il secondo passo – La coscienza del troppo
Istruiti all’aggiungere, assaporando poco di quello che c’è. Fin da piccoli. Sempre con margini di miglioramento. Dobbiamo diventare il meglio pensato per noi. E se invece volessimo stare?

Il terzo passo – Il graduale rilascio
Lasciar andare. Molto non è più necessario. Aumenta il senso di mancanza a favore di una riempitiva solitudine. Paura della non abitudine alla solitudine

Il quarto passo V_ _ _O
Si riscrivono i propri tempi. Si riprendono le misure. Quello che c’è diventa prioritario. Ciò che c’era non c’è più. Ciò che ci sarà non c’è ancora. È il tempo della pausa. Dei trattini di sospensione. Del V_ _ _O

Il quinto passo – Togliere
Gli orpelli non servono più. Si recupera l’intrinseca semplicità. Quella degli elementi naturali. Dell’umano in natura

Il sesto passo – Stare
E stai. Stai con quello che c’è. Con quello che sei. Acquattato. Protetto. Avvolto. Pacificato. Il luogo che ti contiene diventa amico, a prescindere dai suoi connotati, qualunque esso sia

Il settimo e ultimo passo – Ammiccare al vuoto
E mentre stai con quello che c’è, non hai bisogno di altro. Accogli e accetti. In un non-tempo ciclico. Ognuno ha il suo VUOTO intangibile
Il mio è un disco dorato